LEOPOLI: LA CITTÀ DELLE CENTO CHIESE

Altra città che è stata presa d’assalto dall’esercito russo è Leopoli, nella parte occidentale dell’Ucraina, fino ad ora ritenuta una dei pochi punti sicuri per i civili in fuga.

Anche questa città è ricca di monumenti e non a caso è definita la città delle cento chiese, come la nostra amata Modica. Una che di certo ha attirato la mia attenzione è la Chiesa armena di Leopoli.

Chiesa armena di Leopoli

Un mito particolare la lega al sito in cui è costruita: in quel luogo, infatti, sorgeva un albero di mele cotogne che fu importato dall’Armenia e che aveva la forma della croce di Cristo. È un complesso molto particolare, fondato nel XIV secolo, ma ristrutturato nelle epoche successive. È infatti un connubio di molti stili architettonici ed artistici. Oggi non vi si officia messa ed è sotto diretta giurisdizione della Santa Sede.

Cattedrale di S. Giorgio, Leopoli

Altra cattedrale importante è quella greco-ortodossa di S. Giorgio. È un tripudio dello stile barocco settecentesco e vi si sentono le influenze dell’arte occidentale nell’iconografia di S. Giorgio contro il drago sulla facciata principale che ricorda molto quella di Donatello. La chiesa è un fantastico insieme di ori e bianchi, che testimonia la ricchezza di una nazione che ha ancora tanto da offrire.

Teatro dell’Opera e del Balletto di Leopoli

Infine lasciamo Leopoli con un’opera contemporanea ossia il Teatro dell’Opera e del Balletto di Leopoli. È un edificio che fu iniziato nell’Ottocento quando Leopoli era la capitale del regno di Garizia, ma che fu inaugurato solo nel 1900. È un’opera magniloquente a cui lavorarono i maggiori scultori polacchi dell’epoca. Abbiamo infatti una facciata monumentale fatta di nicchie e di statue che rappresentano la Poesia, la Musica e la Gloria delle arti. Sui lati in ingresso vi sono le statue della Commedia e della Tragedia. Unisce lo stile neobarocco ad elementi di Art Nouveau con modanature in stucco e laccate in oro.

E proprio come a teatro, quando alla fine di un dramma cala imperiosamente il rosso sipario, non possiamo fare altro che pregare e sperare che lo stesso accada per la guerra, che la tragedia si concluda presto, senza causare ulteriori danni, senza uccidere ulteriori persone innocenti che hanno commesso l’unico crimine di nascere nel luogo sbagliato e che proprio come gli attori sono mossi sul tremendo palco che è la guerra da un regista ispirato dalla follia.

 

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