Tutti sappiamo dei bronzi di Riace, ma non tutti sanno che questa è solo una scoperta e una verità a metà. Con molti interrogativi che qui verranno descritti
I Bronzi di Riace, considerati tra le testimonianze più significative dell’arte greca classica, sono due statue bronzee raffiguranti due uomini nudi, originariamente armati di scudo e lancia, divenuti simbolo della città di Reggio Calabria. I Bronzi furono ritrovati nel 1972, in eccezionale stato di conservazione, sul fondo del mar Ionio, nei pressi del comune di Riace Marina, da un appassionato subacqueo durante un’immersione a circa 200 m dalla costa ed alla profondità di 8 m. Le ipotesi sulla provenienza, sulla datazione e sugli autori delle statue sono diverse.
Nella denuncia del ritrovamento realizzato dal subacqueo, nell’archivio nazionale di Reggio Calabria si legge che una oltre alle due statue c’era anche uno scudo sul braccio sinistro del quale però si sono perse le tracce, almeno per il momento, inoltre viene citata la presenza di un gruppo di statue tra cui una con le braccia aperte mentre i due bronzi ritrovati hanno le braccia lungo il corpo, quindi le statue dovevano essere almeno tre.
Il sub che rivenuto i reperti archeologici nega la presenza di un gruppo di statue sul fondale e dello scudo insieme alla lancia (sebbene tutto ciò, non è inventato ma presente nella denuncia di rinvenimento, quindi scritto nero su bianco), afferma che in realtà avrebbe potuto sbagliarsi, non si ricorda di preciso ed è probabile che si sia confuso e avrà sbagliato, non sa nulla di preciso perché (giustamente) lui non è un esperto.
In altre interviste invece la madre di uno dei quattro ragazzi di Riace che erano lì sul posto (i quali affermano che loro le trovarono per la prima volta, i ragazzi però contestarono sempre la cosa e dissero che il processo tra loro e il sub per decidere chi li avesse scoperti sia stato condotto in modo affrettato e non giusto, inoltre al sub venne dato un cospicuo compenso). La madre di uno ragazzi citati prima e che abitava a circa trenta metri dal luogo del rinvenimento, pare che di notte abbia notato la presenza di alcuni turisti romani su di una imbarcazione con il motore acceso mentre cercavano di estrarre dal fondale quella che sembra essere una statua. Un altra donna, la cui dichiarazione è ritenuta molto affidabile dalle forze dell’ordine vide due persone portare via uno scudo e una lancia non troppo distante dal luogo di rinvenimento dei bronzi (credeva che le due persone erano parte delle forza armate coinvolte nel ripescaggio). Dall’inchiesta delle Iene, ci sarebbe una persona a conoscenza della vendita di una statua che dovrebbe esse di Riace e che dovrebbe essere di età greca e poi venduta agli americani del Paul Getty Museum (il quale ha moltissimi nostri reperti, reperti italiani sottratti illegalmente all’Italia e che recentemente in parte sta restituendo). Secondo il parere di alcuni studiosi i bronzi sarebbero dovuti essere addirittura cinque, di cui uno ovvero la madre che separa Eteocle e Polinice con le braccia aperte, ovviamente gli studiosi affermano ciò perché hanno avuto la possibilità di studiare delle fonti antiche che descrivevano il gruppo e tra queste vi era anche la madre con delle braccia aperte a dividere i fratelli.
Una persona, molto vicina a trafficanti illegali di opere d’arte in Italia racconta che in un garage a casalpalocco c’era una statua in bronzo fu acquistata per 40 milioni di lire e venduta a Paul Getty Museum per un miliardo e mezzo, negli stessi anni è accerta la presenza a Gioia Tauro del curatore del museo, inoltre in quei stessi anni il nipote del petroliere Paul Getty che all’epoca era l’uomo più ricco del mondo fu rapito e sequestrato e soltanto dopo il pagamento del riscatto venne liberato. Una ragazza, recentemente ha denunciato ai carabinieri di Firenze che il suo ragazzo (il quale lavorava al Paul Getty Musem) avrebbe visto una statua in bronzo proveniente dall’Italia nascosta nei magazzini del museo (non c’è alcuna conferma probatoria però). Nel 2004 un giovane armatore americano presente nella zona per attività di ricerca e rilevò numerose anomalie metalliche e in particolare una molto grande, a circa due metri sotto la superficie marina. Un carabiniere però gli ordinò al giovane armatore che era pronto per immergersi di andare via, perché in effetti (giustamente), il giovane armatore non aveva l’autorizzazione per scavare, però nessuno della soprintendenza fece delle ricerche in quella zona né venne avviato uno scavo.
Perché non si scava? Perché non si va più affondo in questa vicenda e si cerca di riavere la statua dal museo che tra l’altro non espone ma l’ha nascosta nei magazzini. Perché non tiriamo fuori dal mare quello che ci è stato conservato, perché lasciamo giacere in fondo al mare un patrimonio così grande che potrebbe fruttare moltissimi denari e un forte incremento turistico. Speriamo che presto possano essere prese decisioni diverse per riportare alla luce cotanta bellezza, per permettere a tutti di fruire di questo immenso e inestimabile patrimonio.