SUICIDIO UNIVERSITARIO, UN ALTRO CASO DA AGGIUNGERE ALLA LISTA

Qualche giorno fa, a Caserta, è stato trovato morto un ragazzo di 25 anni, Antonio, tra i cespugli dell’Acquedotto Carolino. Aveva annunciato la sua tesi di laurea in Medicina e Chirurgia, ma vi erano stati problemi per la discussione. Questa la causa del gesto estremo: non si sarebbe laureato a dicembre, ma avrebbe dovuto attendere la prossima seduta disponibile secondo la lettera che ha lasciato ai genitori prima di uscire da casa per non farvi più ritorno.

La comunità universitaria e l’intera città di Caserta sono sconvolte dall’evento, che ci mette ancora una volta dinanzi al grave problema che è il suicidio universitario, a come questo ambiente faccia spesso sentire i ragazzi giudicati, faccia percepire la necessità di dover correre, stare al passo con i tempi, mettendo sempre più in evidenza modelli di studenti non sani, che si laureano in anticipo, che preferiscono sacrificare le ore di sonno per superare in modo brillante una sessione, che preferiscono mettere in secondo piano la vita sociale pur di rendere, senza comprendere, fino a gesti così estremi, che la salute mentale e fisica viene prima di qualsiasi discussione e di qualsiasi laurea.

Fanno riflettere le parole del rettore Lorito: “La perdita di un nostro studente segna una sconfitta e deve essere motivo di riflessione per noi che abbiamo la responsabilità di accompagnare i ragazzi nella crescita personale e professionale, nella costruzione del progetto di vita, dando sicurezze tanto più necessarie in tempi difficili ed incerti. Motivo di riflessione anche per le nostre studentesse e i nostri studenti: devono imparare a chiedere aiuto, a concedersi la possibilità di fallire, imparare a mostrare le proprie fragilità: la comunità di cui fanno parte è una comunità che accoglie e sostiene senza giudicare”.

Dovremmo imparare che correre non è sempre la soluzione, ma poi correre per andare dove? Un voto o una laurea anticipata o conseguita nei “tempi giusti” non determinano la nostra intelligenza, la nostra motivazione né la nostra passione. Si dovrebbe imparare ad accettare i fallimenti e a non farsi atterrire da essi, ma da questi imparare la lezione per rialzarsi più forti di prima, ma soprattutto bisogna comprendere che non è sbagliato chiedere aiuto, che non sempre possiamo farcela da soli.

 

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