LA DISPERSIONE SCOLASTICA

La dispersione scolastica è un fenomeno complesso e multidimensionale, non riconducibile a un’unica causa e necessita di uno sguardo vasto e pluridisciplinare per essere compreso e analizzato. E’ un campione che va analizzato a partire dal contesto comunitario in cui si inseriscono servizi o meglio cardini educativi, sociali, sociosanitari, sportivi, culturali formanti quella rete di supporto alla crescita giovanile che quando risulta essere mancante impatta negativamente sulla formazione delle capacità sociali, cognitive ed emotive del giovane. La dispersione può avvenire a diversi stadi del percorso scolastico e può consistere nell’abbandono, nell’uscita precoce dal sistema formativo, nell’assenteismo, nella frequenza passiva o nell’accumulo di lacune e ritardi che possono inficiare le prospettive di crescita culturale e professionale dello studente.

Il monologo tenuto dalla giornalista Francesca Fagnani in occasione del festival di Sanremo 2023 ha tentato di porre l’attenzione sul fenomeno vasto e complesso della dispersione scolastica in Italia. Di natura emblematica è la seguente frase nel complesso: “Lo Stato ha il compito di dovrebbe offrire pari opportunità ai giovani ed essere più attraente e più sexy dell’illegalità”. Un appello alla lotta contro l’illegalità che rende aride socialmente e culturalmente vaste terre in cui i giovani si affidano alla malavita credendo sia un ancora di salvezza e abbandonano l’istruzione scolastica, diventando così schiavi di un “sistema” più grande e complesso di loro.

L’articolo n. 3 della costituzione italiana recita: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.

Il Servizio statistico del Ministero dell’istruzione nell’ultima rilevazione disponibile (2021) segnala:

  • la percentuale di abbandono complessivo, per la scuola secondaria di I grado, è stata dello 0,64% (pari a 10.938 alunni), mentre per la scuola secondaria di II grado questo dato ammonta al 3,79% (pari a 98.787 alunni).
  • In totale, dunque, sono circa 110.000 gli alunni che abbandonano annualmente la scuola italiana, oltre a quelli che si perdono nel passaggio dal primo al secondo ciclo.

E’ un fenomeno che riguarda principalmente i maschi con differenze marcate tra le regioni del Nord e quelle del sud e le isole. Tale dato appare correlato alla presenza di lavoro minorile nel nostro Paese che interessa maggiormente, in particolare nella fascia di età 14-15 anni, i ragazzi maschi delle regioni meridionali. la Sicilia è la regione con il tasso di dispersione scolastica più alto d’Italia per quanto riguarda gli alunni delle scuole secondarie di I grado, mentre per quanto riguarda la secondaria di II grado, i tassi di abbandono sono superiori al 5% in Sardegna e tra il 4 e il 5% in Sicilia e Campania. Il tasso di dispersione scolastica più contenuto si registra nei licei (1,8%), seguiti dagli istituti tecnici (4,3%) e dagli istituti professionali (7,7%). Spesso le bocciature o i ritardi scolastici provocano essi stessi l’abbandono scolastico.

Incidenze molto elevate di abbandoni precoci si registrano laddove il livello d’istruzione e/o quello professionale dei genitori è più basso. L’abbandono degli studi prima del diploma riguarda il 22,7% dei giovani i cui genitori hanno al massimo la licenza media; incidenze molto contenute di abbandoni, pari al 5,9% e al 2,3%, si riscontrano, invece, per i giovani rispettivamente con genitori con un titolo secondario superiore e genitori con un titolo terziario. Similmente, se i genitori esercitano una professione non qualificata o non lavorano, gli abbandoni scolastici sono più frequenti (circa il 22%), mentre sono contenuti quando la professione più elevata tra quella del padre e della madre, è altamente qualificata o impiegatizia (3% e 9%, rispettivamente). Nel Meridione l’incidenza di abbandoni tra i giovani i cui genitori hanno al massimo la licenza media raggiunge il 25,5%, rispetto al 18,9% nel Nord.

I bambini che crescono in povertà dimostrano difficoltà di comportamento, apprendimento e integrazione sociale, più probabilità di fallimenti scolastici. La povertà psicosociale ed educativa provata nell’ambiente socio-familiare nei primi anni di vita, spesso le cause dell’avversione per la scuola spesso sono relative all’abuso fisico, emotivo e sessuale; quelle relative alla negligenza fisica ed emotiva; quelle relative a disfunzioni nelle figure genitoriali o nella rete familiare: violenza domestica, malattie mentali, incarcerazione, uso di sostanze, traumi e separazioni; dunque in un stato di povertà.  In Italia, le ultime stime (ISTAT, 2021) rilevano che nel 2020 le famiglie in povertà assoluta sono oltre 2 milioni L’incidenza di povertà tra i bambini sale da 11,4% a 13,6%, il valore più alto dal 2005, per un totale di bambini poveri che, nel 2020, raggiunge 1 milione e 346 mila, 209 mila in più rispetto all’anno precedente.

Il sostegno alla famiglia, gli interventi sui territori e un efficace sistema di welfare possono essere misure ineludibili affinché azioni preventive e compensative nei confronti della dispersione scolastica abbiano speranza di successo. Potenziare i servizi dello zero-sei e il tempo pieno della primaria e della secondaria di primo grado: al riguardo sono indicate come più efficaci azioni integrate tra scuola e altri operatori che aiutino le scuole a utilizzare questo tempo con proposte che non siano la ripetizione delle attività del mattino ma che le rafforzino con approcci e metodologie coinvolgenti, inclusive e operativo – laboratoriali.

Inoltre, un buon orientamento sia in entrata sia in uscita è fondamentale per evitare la dispersione scolastica. I ragazzi dovrebbero esser messi al centro, e la valorizzazione della loro creatività e attitudini individuali nella costruzione di un percorso di apprendimento, attraverso temi e occasioni che possono trovare un ancoraggio nel vissuto dello studente.

 

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