COSA È SUCCESSO A SANREMO 2023

Questa edizione del festival di Sanremo 2023 è stata davvero ricca di emozioni e colpi di scena. Anche quest’anno per molto tempo si continuerà a parlare del festival tra amici durante una cena o in famiglia, con frasi del tipo: “Hai visto Blanco cosa ha combinato? Sono scioccato!”; “Secondo te chi vincerà?”; “Sono primo nella lega del FantaSanremo”, “Ti piace come si è vestito?”; oppure “Chi è questo vecchio? Perché è qui?” e per i più boomer “Chi è questo? Come si chiama?”; oppure “Guarda quello è pieno di tatuaggi… a miei tempi cantavano meglio e sapevano vestirsi meglio”; oppure “Com’è invecchiato!”. Molte persone si sono riunite tutte le sere e  hanno organizzato gruppi d’ascolto per vivere tutti insieme il festival, commentando look, serate e monologhi, le chat di WhatsApp sono letteralmente esplose e Sanremo è sempre in trend topic su Twitter e Instagram, dove diventano virali video modificati e meme. 

Molti italiani sono stati felicissimi della presenza del presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, accompagnato da sua figlia, ed è stata questa la prima volta in assoluto per un presidente della Repubblica Italiana al festival. Il festival è stato inaugurato proprio con un tributo in suo onore, realizzato da Roberto Benigni che ha letto vari articoli della costituzione italiana, tra cui quello sulla libertà di espressione, che più volte viene invocata in questo delicato periodo. Anche lì però non sono mancate polemiche: alcuni esponenti della destra italiana hanno dichiarato che il presidente non sarebbe dovuto andare al festival, perché la costituzione non si difende al festival. In realtà, il modo migliore per difendere la costituzione è divulgare: se nessuno la conosce, nessuno può difenderla. Inoltre, il presidente Mattarella ha il più largo consenso popolare in Italia, quindi non c’è nulla di male nel rappresentare la costituzione a Sanremo in un momento, sempre più politico.   

Come ogni Sanremo che si rispetti c’è sempre qualche polemica che polarizza gli ascoltatori. Una delle prime è stata quella di Zelensky: molti esponenti del governo italiano si erano espressi negativamente sulla sua partecipazione, come Matteo Salvini. Alla fine al festival, il presidente Zelensky ha inviato solo una sua lettera, letta dall’ ambasciatore ucraino in Italia, forse meglio così… oppure no…chi può dirlo?

Vari sono stati i monologhi delle co-conduttrici: come quello di Chiara Ferragni che si è concentrato di più sulla sua vita. Anche in questo caso non sono mancate le polemiche riguardo la sua partecipazione al festival, perché non si ritengono rappresentate da lei nella lotta femminile, perché lei è semplicemente troppo ricca e privilegiata, molti hanno ritenuto il suo monologo privo di riferimenti femministi o a favore delle donne, troppo egocentrico e troppo semplice e banale. Chiara Ferragni ha devoluto il suo compenso interamente all’associazione D.i.Re, contro la violenza sulle donne. Anche qui molti hanno ritenuto che sia un’operazione a favore del dio brand, molti hanno obiettato il suo essere femminista; poiché molti la ritengono un’opportunista. Non sono mancate critiche sul vestito sul quale era disegnato il suo corpo nudo, ritenendo che questa sia una devalorizzazione del corpo delle donne.

Il monologo della seconda sera è stato di Francesca Fagnani, che ha parlato di un problema troppo spesso dimenticato, la dispersione scolastica in Italia, tra le più elevate in Europa. Il terzo monologo, anche questo non troppo apprezzato è di Paola Egonu, perché troppo banale, alcuni esponenti della destra italiana non volevano che Paola Egonu parlasse di razzismo, perché in Italia, a loro giudizio, non c’è razzismo; pertanto, non doveva essere l’argomento del suo monologo, nonostante non sia vero perché numerosi sono gli episodi razzisti. Il razzismo è insito nella società umana perché il confronto con l’altro ci permette di identificarsi in una società e diversi dall’altra. Il quarto monologo forse il più moderno, è stato quello di Chiara Francini: ha parlato di una questione molto attuale, diventato tale soprattutto grazie ai social e alle influencer, ovvero la non maternità, su come la società faccia sentire le donne che non vogliono/non possono diventare madri. La società le allontana, le disprezza solamente perché non vogliono/possono diventare madri, forse preferiscono dedicarsi alla loro vita professionale o più semplicemente preferiscono non avere figli, spesso perché si ha paura di un mondo sempre più in pericolo e malvagio e spesso possono sentirsi non adeguate, eppure tutti fanno continue domande del tipo: “Quando diventi mamma?” invadendo la loro privacy. 

Altrettanto scalpore ha provocato Fedez, il quale si è espresso insieme agli “articolo 31” a favore della legalizzazione della cannabis. Inoltre, Fedez nella seconda serata in una sua rima rap ha criticato sia il Sottosegretario alle infrastrutture e trasporti Galeazzo Bignami, strappando una sua foto in cui era ritratto con una fascia nazista sul braccio e anche la ministra per la famiglia Eugenia Roccella che più volte si è espressa negativamente sull’aborto definendolo: “purtroppo un diritto”. Nella serata finale invece Fedez si è ritrovato involontariamente protagonista grazie all’intervento di Rosa Chemical che, durante l’esibizione di “Made in Italy”, è sceso in platea per portare il rapper sul palco e concludere la canzone baciandolo.

Per quanto riguarda la gara musicale, Marco Mengoni con “Due vite” si è aggiudicato il Leone d’oro restando in cima alla classifica generale sin dalla prima esibizione, vincendo anche la serata delle cover con “Let it be” eseguita con un coro gospel “Kingdom Choir”.  Seguono sul podio rispettivamente gli esordienti Lazza con “Cenere” e Mr. Rain con “Supereroi”. Il premio della critica è stato assegnato al duo Colapesce Dimartino con “Splash”, vincitori anche del premio Lucio Dalla, mentre il premio Sergio Bardotti al miglior testo è stato vinto sempre da un duo, i Coma_Cose con “L’addio”.

 

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