MONTECASSINO: UN VIAGGIO NELLA STORIA

Il monastero di Montecassino si trova al confine tra Lazio e Campania. Fu voluto dall’abate Desiderio e fu costruito nell’XI secolo.

Sulla sua costruzione abbiamo molte fonti trovate nel monastero, ma anche fonti novecentesche (l’abate Quondell , Don Angelo Pantoni). Testimonianza importante è la cronaca di Leone Ostiense, che ci descrive la fabbrica di Montecassino fatta da materiali di reimpiego romani, marmi colorati, mosaici sulle pareti e intarsi pavimentali.

L’abate Desiderio è un aristocratico longobardo beneventano che mantiene legami con Longobardi, Normanni e Papato e grazie a tali legami il fulcro della produzione artistica e manoscritta di produzione papale diventa proprio il monastero.

Desiderio, nominato nel 1058 avvia una fabbrica per modificare l’antica chiesa abbaziale di S. Giovanni con un’altra più ampia dedicata a S. Benedetto dai primi anni ’60 fino al 1071, anno della consacrazione. La chiesa venne ricostruita sullo schema delle basiliche paleocristiane, decorata con mosaici e affreschi raffiguranti episodi del vecchio e del nuovo testamento, impreziosita con marmi, suppellettili liturgiche, porte bronzee realizzate espressamente a Costantinopoli.

La pianta fornita è quella di Ernesto Gattola (Historia Abbatiae Cassinensis), già modificata dai lavori del XVI secolo di Antonio da S. Gallo con un presbiterio che non è di età medioevale poiché la chiesa medioevale aveva 3 absidi e un transetto. Ha pavimento “cosmatesco”, a tarsie marmoree con decoro di antica tradizione fatto da maestranze orientali. Si pensava che il pavimento fosse stato distrutto durante i lavori del 1730, ma sotto il pavimento restaurato ci resta la parte occidentale medioevale oggi non visibile. La fronte della chiesa (disegnata da Kennet Conant, che scava Cluny) ha un portico con 5 fornici, con il fornice centrale con protiro, galleria orientale, atrio quadriportico, campanile a torre quadrata.

Inoltre, vi erano decori dipinti con tituli che descrivevano gli episodi come quelli nella parete dell’atrio o nella chiesa scritti dal monaco Alfano che nel 1058 diventerà vescovo a Salerno col nome Alfano I. Inoltre saranno sempre attivi gli scriptorium e alcuni esempi letterari prodotti sono il De rerum natura di Rabano Mauro con cicli dipinti sulle conoscenze enciclopediche o ancora un codice del X secolo con miniatura sulla consegna della regola all’abate Giovanni. I legami tra Montecassino ed Amalfi li notiamo nella porta bronzea donata a Montecassino nel 1066 da Maurizio da Pantaleone di Amalfi e spiega anche il motivo di un viaggio di Desiderio nella città costiera. Le formelle nel XII vengono capovolte e iscritte con tituli che dichiarano i possessi del monastero. La porta simile a quella di S. Andrea è sopravvissuta alla guerra.

Ed è qui che voglio soffermarmi: la guerra. La bellissima Montecassino medioevale è stata quasi interamente distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, perché scambiata dai tedeschi per un avamposto americano. La guerra ha distrutto uno degli edifici non solo artisticamente più bello, ma anche culturalmente più attivo. Quando mi chiedono perché studi arte il motivo è questo: per ricordare gli errori umani, per sentirmi più vicina al passato del mio paese, che il governo sente ogni giorno sempre più lontano. Basterebbe guardare un edificio e conoscere le sue vicende per comprendere che quel passato quasi mitico ci riguarda ancora, che parole come trincea, guerra, bombardamento potrebbero ancora ritornare, mi chiedo solo a vantaggio di chi?

 

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