IL CORAGGIO DI EMANUELA LOI E FRANCESCA MORVILLO

Lo scorso 19 luglio l’Italia intera ricordava i 30 anni dall’attentato costato la vita al magistrato Paolo Borsellino, attentato passato alla storia come la strage di via d’Amelio, dal nome della strada in cui si trovava il giudice, in visita alla madre e alla sorella, al momento dell’esplosione della Fiat 126 contenente 90 kg di Semtex-H. Oltre al magistrato, persero la vita cinque uomini della scorta, fra cui una donna, la prima donna agente della Polizia di Stato a restare uccisa in servizio: Emanuela Loi. Emanuela nasce nel 1967 a Cagliari. Dopo il diploma magistrale, nel 1989 entra in Polizia, frequentando il corso della Scuola Allievi di Trieste, nel 1991 arriva a Palermo dove le viene affidata la scorta della senatrice Pina Maisano Grassi e due piantonamenti: uno a Villa Pajno, a casa dell’onorevole e attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e quello del boss Francesco Madonia. Nel giugno 1992 la poliziotta entra nella scorta del magistrato Paolo Borsellino, incarico che accetta senza nessun timore sebbene solo nel maggio precedente il giudice Falcone, amico e collega di Borsellino, avesse perso la vita nella strage di Capaci assieme alla moglie e tre uomini della scorta. Questo sarà l’ultimo incarico svolto da Emanuela Loi, che perse la vita a soli 24 anni. Nell’agosto dello stesso anno le venne conferita, postuma, la medaglia d’oro al valor civile. L’esempio portato da Emanuela Loi è quello di una donna coraggiosa, che non ha paura, che ha fatto delle scelte ed è disposta, nonostante tutto, a portare avanti il suo incarico fino in fondo; esattamente come quando ha accettato, malgrado le preoccupazioni dei genitori, l’incarico di scortare Paolo Borsellino, pur essendo consapevole dei rischi cui andava incontro. Lo scorso 23 maggio l’Italia ricordava i 30 anni di un’altra strage che riscosse altrettanta rabbia e indignazione: era il 23 maggio 1992 quando Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e tre agenti della scorta perdevano la vita nei pressi dell’uscita autostradale per Capaci per mano di Cosa Nostra. Tutti noi conosciamo fin troppo bene la lotta di Falcone contro la mafia, i processi celebrati, le indagini svolte con quella meravigliosa squadra che era il pool antimafia. Ma nessuno sa del coraggio di Francesca Morvillo nell’accettare una vita fatta di scorte e la costante paura di perdere l’uomo che ama per colpa degli ideali per cui lottava.

Nata a Palermo nel 1945, Francesca può essere considerata “figlia d’arte”: il padre era sostituto procuratore a Palermo. Francesca segue quindi le orme del padre e del fratello Alfredo, conseguendo la laurea in legge con il massimo dei voti e la lode accademica nel 1967 e successivamente entra in magistratura. Dopo vari incarichi svolti fra Agrigento e Palermo, Fra cui proprio quello di sostituto procuratore, Francesca nel 1979 arriva al tribunale di Palermo dove conobbe Giovanni Falcone con cui convola a nozze nel 1986, dopo che entrambi ottennero i divorzi dei rispettivi matrimoni. Il 22 maggio 1992 Francesca Morvillo è nella commissione d’esame per il concorso d’accesso in magistratura. il giorno dopo perse la vita assieme al marito, muore alle 23 durante un intervento a causa delle lesioni riportate, all’età di 46 anni.

 

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