IL DISAGIO GIOVANILE NELLE SERIE TV

Sopra: Strappare lungo i bordi (Netflix)
Sotto: Cercando Alaska (Hulu)

Ho deciso di dedicare questo articolo al disagio giovanile che nell’ultimo anno è cresciuto sempre di più a causa della pandemia, scriverò prima una breve trama della serie televisiva “cercando Alaska” tratto dal libro di John Green, poi aggiungerò soltanto delle brevi riflessioni, perché quest’articolo ha come obiettivo far suscitare delle riflessioni, ci sarebbe molto da dire sul disagio giovanile ma ho deciso di prendere ad esempio solo queste due serie. Il timido e introverso Miles Halter stufo della vita a casa con i genitori in Florida decide di iscriversi in un collegio in Alabama. Lì, in quella nuova scuola, forse troverà il suo “grande forse” (per citare le ultime parole dell’umanista e scrittore francese François Rabelais) …e forse troverà anche il suo “grande perché.” Stringe amicizia con Chip “il Colonnello” Martin, il suo compagno di stanza, intelligente e intenzionato a non farsi mettere i piedi in testa da nessuno, e con Takumi che sa tutto di tutti e poi c’è lei, Alaska Young, lunghi capelli biondi, un sorriso capace di illuminare il mondo, la risposta sempre pronta, e una quantità di libri, pressoché infinita. Per Miles è amore a prima vista, ma la sua nuova amica dentro di sé nasconde un’inquietudine profonda. Il suo scopo, infatti, è scoprire come uscire dal “labirinto della sofferenza” che caratterizza la vita umana. Ecco questo dovrebbe farci riflettere sulla difficile condizione psicologica che i giovani d’oggi si trovavano a vivere costantemente, spesso non vengono compresi o non sono capaci di chiedere aiuto a propri genitori, alle persone competenti perché credono che questo sia una fragilità da non mostrare. Oggi il disagio giovanile è la vera piaga della nostra epoca, molti giovani vivono la vita una totale sofferenza, cadendo all’uso di droghe e sostanze stupefacenti, oppure, commettendo azioni violente come rubare o peggio ancor uccidere anche solo per attirare l’attenzione di qualcuno, ma che non riescono ad esprimere la loro sofferenza per non macchiare la propria dignità. Altre volte invece, vi sono famiglie che non possono permettersi la cura psicologica e non sanno cosa fare dunque un dramma, dentro il dramma proprio per evitare questo genere di disagio dovrebbero farci convincere d’incentivati bonus psicologici. Dovrebbero esserci anche aiuti anche da parte della stessa comunità didattica, molto spesso può essere la prima campanella d’allarme e tentare di porre un freno a questa sofferenza adolescenziale. Una sofferenza adolescenziale, che spesso alcune famiglie non vogliono vedere o fanno finta di vedere perché incapaci di gestire la situazione, pertanto anche per loro dovrebbero esserci dei sostegni psicologici o di altro genere, per aiutarli nell’educazione dei giovani. L’adolescenza, infatti, è una fase di passaggio, caratterizzata da svariati cambiamenti, in tutte le aree dell’identità, dal raggiungimento di importanti compiti evolutivi e da un conflitto interiore tra la spinta naturale a crescere e divenire adulti e il desiderio di sentirsi ancora bambini. Un’altra famosa serie che affronta la tematica del disagio giovanile è “Strappare lungo i bordi” di Zerocalcare, della quale non racconto molto altrimenti rischio di svelare troppo. Ma riporto qui alcune frasi: “Ma non ti rendi conto di quant’è bello? Che non ti porti il peso del mondo sulle spalle, che sei soltanto un filo d’erba in un prato? Non ti senti più leggero? Le persone so complesse: hanno lati che non conosci, hanno comportamenti mossi da ragioni intime e insondabili dall’esterno. Noi vediamo solo un pezzetto piccolissimo di quello che c’hanno dentro e fuori. E da soli non spostiamo quasi niente. Siamo fili d’erba, ti ricordi? Ho pensato che c’era qualcosa di incredibilmente rasserenante nell’essere un filo d’erba. Che non faceva la differenza per nessuno. E non c’aveva la responsabilità per tutti i mali del mondo. “E allora noi andavamo lenti perché pensavamo che la vita funzionasse così, che bastava strappare lungo i bordi, piano piano, seguire la linea tratteggiata di ciò a cui eravamo destinati e tutto avrebbe preso la forma che doveva avere. Perché c’avevamo diciassette anni e tutto il tempo del mondo. E semo pure stupidi. Perché se impuntamo a fa’ il confronto co le vite degli altri. Che a noi ce sembrano tutte perfettamente ritagliate, impalate, ordinate. E magari so così perfette solo perché noi le vediamo da lontano. “

Nel caso in cui noi conosciamo un amico o un conoscente che è ci appare in cerca di aiuto, dovremmo stargli vicino e restargli vicino più vicino il possibile, cercando di capire quanto sia grave e cercare di informare un adulto o un esperto. Sarà già di grande aiuto già soltanto lo stargli vicino, cercando di fargli capire che la vita è meravigliosa ed è un dono prezioso da preservare, non è un dramma e che questa può trasformarsi in un grande e meraviglioso viaggio.

 

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